In fondo tutta la vita è un viaggio a ritroso per ritrovare la bambina, il bambino che eravamo, aprire i canali dentro i quali passa l’emozione che ci connette alle persone significative della nostra infanzia, quell’amore primordiale che ha dato l’impronta alle relazioni future. Quasi mai il percorso è lineare e senza spezzature, all’andata e tanto meno al ritorno; quasi sempre la risposta immediata al contatto con i punti cruciali di riapertura è la chiusura, che abbia il volto della negazione o quello del distacco.
Lo vediamo ogni giorno nel nostro lavoro, così come appare evidente che l’essere genitore amplifica questo processo, attivando una dinamica di rispecchiamento, più o meno consapevole, per la quale l’adulto si ritrova sulla strada del ritorno, verso l’essere bambino/a, a ripercorrere i legami del proprio “imprinting emotivo”, lí dove si sono spezzati, interrotti, proprio li dove sono rimasti sospesi e possono essere ripresi.
In ogni caso lo strumento di lavoro è lo stesso elemento verso il quale si attua l’apertura, ovvero l’emozione. In una relazione terapeutica e ancora di più in un contesto di gruppo, il passaggio dell’emozione dall’uno all’altra, è il più importante fattore di cambiamento ed evoluzione, che può portare avanti verso una più integrata creazione di Sé e allo stesso tempo ci riporta indietro, a contatto con ciò da cui ci siamo originati, le radici di quello che siamo.
Grazie a tutte e tutti voi, per attivare universi di emozioni, tangibili e potenti come i vostri corpi in movimento, diversi tra loro ed interdipendenti come la vera forza del Gruppo. Dedicato ai tre Gruppi di questo anno di Psicologia ed Arteterapia di Gruppo per Adulti, 𝐴 𝑃𝑖𝑒𝑑𝑖 𝑁𝑢𝑑𝑖, RelAzion’Arti. Erica
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